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I primi giorni di settembre sono stati una vera rivoluzione. Venerdì mattina mi sono svegliata e i quaranta gradi degli ultimi mesi erano stati sostituiti da pacati ma decisi quindici gradi. Ho rispolverato il mio plaid preferito dell'Ikea - quello dai colori Anni Ottanta, che sembra uscito dalla soffitta della nonna - e ho tirato un lungo respiro di sollievo. Finalmente l'autunno!, mi sono detta. Quest'anno ho prestato attenzione ai segnali della terra brulla e arida, segnata dal caldo torrido e da mesi privi di pioggia: dopo Lughnasadh, la festa celtica del raccolto che cade il primo di agosto, la Natura ha fatto il suo corso. Le giornate hanno iniziato ad accorciarsi e le foglie a ingiallire. Le uniche avvisaglie di autunno erano queste, perché il caldo non ci hai mai dato tregua.
Venerdì, dunque, è stato una specie di miracolo.
Fallitude is an attitude.
L'autunno si riconferma la mia stagione preferita. Amo i suoi colori caldi, le foglie cangianti e il rumore che fanno quando vengono calpestate. Amo la lentezza di queste giornate che, per assurdo, mi rinvigoriscono e mi mettono addosso voglia di fare. Non sono una di quelle persone che crede fermamente nel primo settembre come una nuova partenza (per me, lo è solo per la riorganizzaione del mio tempo libero), ma ho voglia di mettermi in gioco, la curiosità è alle stelle, ritorna il mio lato pantofolaio e casalilngo dopo mesi di alternanza lavoro-aperitivo in cui casa era sinonimo di andare a dormire. Certo, è una stagione nostagica, con quel tocco di malinconia che si concede sempre chi resta in città, dopo il ritorno da vacanze che li hanno condotti lontano.
L'autunno è uno stato interiore. È quel modo di essere avvolgenti, protettivi, un po' malinconici per natura, sempre solerti nell'essere accoglienti con il prossimo. L'autunno interiore è quello stato d'animo che ti porta alla riflessione, a uno sguardo interiore a metà strada tra intuito e spirito di sopravvivenza (che poi, forse, sono le due facce della stessa medaglia). Il mito per eccellenza di questo periodo è quello di Persefone, rapita da Ade di cui divenne sposa. Demetra gettò la Terra nella disperazione, specchio della sua anima straziata di madre. Fu così che intervenne Zeus, il padre degli déi, e impose a Proserpina di passare sei mesi dell'anno negli Inferi con Ade e sei mesi sulla Terra con Demetra. Da questo momento si alternano le stagioni, ma Proserpina è anche il simbolo del viaggio interiore, dell'introspezione, del prendersi cura di sé.
L'autunno è un ritorno a noi stessi, al luogo più intimo che conosciamo.
E cadde Persefone, sì che Ade la volle come sposa.
Pianse Demetra, e con lei la Terra, per la perdita dell'amata figlia
Volete sette buoni motivi per amare l'autunno?
La città in autunno si anima, torna viva: è questo che mi piace immensamente. Dopo mesi passati a essere cittadini del mondo torniamo a stare nel luogo che ci ha adottati o, per alcuni, dove siamo nati.
L'autunno è il festival della lentezza entusiasta, del prendersi tempo e dedicarsi del tempo. I miei sogni autunnali hanno il profumo dei pastelli a olio sulle dita, delle serate nebbiose passate a scrivere, del ritorno in teatro e dell'incontro con nuovi personaggi pronti a raccontarmi le loro storie.
Voi amate l'autunno? Cosa farete in questi mesi autunnali?
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Sono Alessia, digital strategist e facilitatrice in libroterapia umanistica. Mi occupo di strategie di comunicazione e marketing sostenibili per business al femminile. Dove al centro, ci sei tu.