Fai brillare la tua creatività con la pratica
Negli ultimi due anni mi sono soffermata molto spesso sulla creatività, su come si muove e manifesta, su cosa mi fa sentire connessa con il mio nucleo creativo.
Una delle poche certezze che ho, è che la creatività ha bisogno di lentezza, spazi vuoti e silenzio, nessun brusio di sottofondo - anche emotivo - e di essere nutrita costantemente.
L'altra cosa - e questa l'ho imparata dalle mie lunghe riflessioni silenziose - è che non dobbiamo confondere la creatività con la produttività. A volte rischiamo di sovrapporre questi due aspetti e diciamo "wow, ha fatto un sacco di cose! Quanto è creativa quella persona!" oppure "wow, quante cose fai! Si vede che sei una multipotenziale e hai un sacco di creatività!"
Per essere produttive servono organizzazione, metodo, mappatura dei processi lavorativi e dei nostri flussi energetici. Possiamo crederci o meno, ma i ritmi circadiani restano comunque una buona base da cui partire per ricordarci che non siamo tutte uguali e non funzioniamo tutte allo stesso modo.
Per essere creative, invece, cosa serve?
Ho fatto un elenco di quello che nutre la mia creatività, di quello che faccio e non faccio per tenerla viva o attivarla quando sento che ho bisogno di tornare in connessione con lei.
Non so se sono consigli che possono essere utili anche a te, ma forse puoi trovare ispirazioni da riadattare oppure sperimentare cose che non hai mai fatto prima.
9 cose che puoi fare per riconnetterti con la tua creatività
Ecco le cose che faccio per essere più creativa o per riaccendere la mia creatività quando le cose sembrano stagnare.
- Tengo un "Archivio scintille", una pratica di Steven Johnson che ho trovato tra le pagine di "Tieni duro!" di Austin Kleon. Era una cosa che prima chiamavo semplicemente brain dumping, oggi invece è diventato un piccolo e bellissimo quaderno dove annoto tutte le idee che mi vengono nei momenti di grande creatività. Svuoto la mente, faccio spazio e al contempo non perdo intuizioni che potrebbero diventare importanti e consolidarsi in futuro. Lo rileggo spesso, in modo da capire quali idee sonno valide, quali hanno bisogno di grande progettualità e quali, invece, si somigliano. Se ci sono temi ricorrenti capisco che lì c'è una tensione che devo indagare.
- Ho una routine giornaliera e una buona organizzazione. Ho imparato a prendermi spazi per me e gli unici rituali della mia giornata sono la pratica spirituale e la scrittura del mio diario, quasi ogni sera. Sono momenti di raccoglimento e di connessione con me stessa, mi permettono di ascoltarmi e di crearmi spazio vuoto attorno. La pratica del journaling, in particolare, per me è diventata sempre più fondamentale, perché non è uno spazio di sfogo, ma uno spazio creativo, spumeggiante, divertente, ricco di possibilità di esplorarmi ed esplorare. Uno spazio senza giudizio né aspettative, dove ci siamo io, i miei pensieri, i miei ricordi, i miei sogni, i miei desideri, le mie preoccupazioni. Nel mio diario scrivo, disegno, coloro, incollo stickers, washi tape, improvviso semplici collage e vision board. Lo faccio per me. E in quel "fare per me" c'è tutta la mia creatività che gioca, si diverte, si nutre con golosità e infinita gratitudine.
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"La creatività è questione di connessioni (bisogna essere collegati al prossimo, per trovare ispirazione e per condividere la propria opera), ma anche di disconnessioni" dice Austin Kleon, e io sono d'accordo. Mi connetto sui social solo in momenti specifici della giornata, dimentico spesso lo smartphone in un'altra stanza e non guardo quello che fanno gli altri. Mai. Questo significa che i social media per me fanno parte del mio lavoro e non li utilizzo al di fuori di questo ambito. Quello che ho da raccontare è nel mio lavoro, negli spazi delle mie giornate per connettermi con la mia community, non per raccontare i fatti miei o spulciare e scoprire cos'ha mangiato la mia compagna di classe delle superiori.
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Faccio attività fisica. Due volte alla settimana mi alleno con Nicoletta Barra. E poi esco appena posso a fare camminate in Brughiera con Argo, il mio cane. A cicli alterni pratico anche yoga. Muovermi mi permette di smaltire tossine, riequilibrare l'umore, sprizzare endorfine da tutti i pori e mi dona energia e ispirazione.
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Leggo sempre narrativa. Grazie ai percorsi di libroterapia con Chiara Sinchetto e Rachele Bindi e poi alla mia formazione come Facilitatrice in Libroterapia, sono tornata a essere una lettrice felice. Raccontarci che non abbiamo tempo per leggere è una bugia, come molte ce ne raccontiamo quando stiamo sui social media. Non importa che siano romanzi horror, distopie, raccolte di poesie o graphic novel: leggo i romanzi dai quali sono attratta e lo faccio ogni sera prima di addormentarmi (anche questo è uno dei miei rituali giornalieri imprescindibili).
- Se necessito di un'impennata di creatività, accendo la musica e mi lascio trascinare dalle atmosfere di colonne sonore di film, serie tv e anime Anni Ottanta (per esempio, quelle de I cavalieri dello zodiaco). Ascolto quindi musica strumentale. Mi aiutano a tuffarmi in uno stato emotivo particolare e quindi, a farmi un sacco di film mentali.
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Leggo riviste indipendenti, vado alle mostre d'arte e a teatro. Non c'è niente che mi nutra come vagare tra le stanze di un museo osservando gli sguardi delle donne e degli uomini ritratti, perdermi in paesaggi sconfinati, farmi domande e scoprire le vite di artisti che amo (ma anche - e soprattutto - di artisti che non conosco). In alternativa, sfoglio libri d'arte - ne compro diversi ogni anno per tuffarmi nelle opere dei miei capisaldi - e nella lettura di riviste che acquisto grazie all'immenso lavoro di Frab's Magazine. Sul teatro non devo aggiungere nulla, vero?
- Mi prendo momenti per sognare e desiderare. Dato che farlo distesa a letto o comodamente seduta sulla mia poltrona da lettura non mi riesce (credo che la mia creatività abbia bisogno di sentire il movimento) lo faccio scrivendo ciò che sogno. E quindi, facendo journaling.
- Mi piace imparare cose nuove, quindi cerco sempre corsi o attività che possano aprirmi la mente e permettermi di fare connessioni, perché è così che si muove la creatività: strutturando collegamenti tra le cose che vediamo, apprendiamo, udiamo, assaporiamo e viviamo. Ovviamente non parlo di corsi che abbiano a che fare con il lavoro. Ho scritto una lista di cose che puoi fare e imparare per risvegliare la creatività in questo post. Oppure puoi farlo insieme a me, iscrivendoti alla lista di attesa per partecipare al mio prossimo laboratorio di Libroterapia Umanistica, Labirinti Creativi.
La creatività non è traguardo ma uno strumento per arrivare a qualcos’altro. La si può usare per riordinare lo studio, scrivere un romanzo o per progettare una nuova offerta. Siamo tutti creativi per natura: la creatività non è una professione.
Se sperimenti uno di questi consigli, fammi sapere come va!
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