Il mio percorso di consapevolezza individuale è iniziato quando ho intrapreso l'opera di trasformazione che mi accompagna ogni giorno da circa due anni. Non mi ritengo una persona flower power, da "comunque vada, sarà un successo". Sono un'anima tenace, una di quelle che cercano di vedere il bicchiere per quello che è: mezzo pieno d'acqua; mezzo pieno d'aria. Se le cose non vanno, se fallisco, cerco di portare a casa una qualità che potrà servirmi in occasioni future, anche distanti dalla similutidine con quella appena affrontata. Questa introduzione, che sembra piuttosto inutile, è per dirti che quando ho iniziato a cambiare era perché ero stata travolta dalla crisi e davanti all'abbandono, al vuoto lasciato da un posto vacante, le soluzioni erano due: piangere tutte le lacrime restando immobile; o piangerle muovendomi.
È così che mi sono trasferita a vivere da sola. Ho scelto un appartamento in una zona residenziale non distante dal centro e ricca di parchi e orti sociali. Era la cosa più vicina a una casa immersa nella Natura - e sicura - che potessi permettermi. Restare sola ha significato ascoltare il silenzio, prendermi i miei tempi, organizzarmi secondo il mio ritmo. Ho imparato a cucinare, a fare la spesa dalla primavera all'autunno in un'azienda agricola locale, a capire che posso godere di un sacco di cose in modo più sostenibile.
Ecco: la prima volta che ho capito che volevo una vita sostenibile è stato quando ho intrapreso un viaggio all'interno dei miei bisogni, dei miei desideri e dei miei valori. Per me una vita sostenibile è fatta di ritmi umani, talenti in crescita e coltivazione delle creatività. Una vita sostenibile è fatta di ozio letterario - di ozio creativo - di respiri lunghi, di passeggiate all'aria aperta, di un lavoro a misura di essere umano che lasci spazio ai rapporti interpersonali. Sostenibilità è equità salariale e di crescita professionale; la possibilità di scegliere se essere imprenditori o lavoratori dipendenti; produrre nel pieno rispetto della sicurezza dei lavoratori e della valorizzazione del territorio.
La sostenibilià è la prerogativa che permette la stabilità di un ecosistema.
Il concetto di sostenibilità è stato introdotto nel corso della prima conferenza ONU sull’ambiente nel 1972 e con la pubblicazione del Rapporto Brundtland, nel 1987, venne definito l’obiettivo dello sviluppo sostenibile.
Lo sviluppo sostenibile ha come finalità quella di creare un ciclo di produzione svolto nel rispetto delle risorse umane e naturali, con l'obiettivo di ridurre l'impatto sull'ecosistema, non solo naturale, ma anche sociale.
Dopotutto, si parla sempre di risorse che, come recita il dizionario Treccani, sono un mezzo che consente di fronteggiare necessità e difficoltà. Sogno un mondo in cui le risorse umane siano valorizzate nelle aziende; in cui il dispendio delle risorse naturali nel processo produttivo sia ridotto; dove le energie rinnovabili siano il fulcro della nostra vita quotidiana. Un mondo sostenibile è fatto di gesti lenti e ritmi umani, di processi produttivi dove è l'uomo a fare la differenza, non la macchina. Per una persona che lavora nel digitale sembra un paradosso, ma sono rimasta abbastanza traumatizzata dalla visione di Metropolis di Fritz Lang da rifuggire davanti all'idea di un futuro asservito al progresso e disumanizzato.
Per questo motivo lavoro con business con cui condividere la visione di un futuro sostenibile, fatto di ricerca continua e informazione. Solo la consapevolezza può portare al cambiamento, complice silenziosa di scelte etiche.
Il 40% delle aziende italiane sta investendo nello sviluppo sostenibile e non ha paura di farlo.
E tu?
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Sono Alessia, digital strategist e facilitatrice in libroterapia umanistica. Mi occupo di strategie di comunicazione e marketing sostenibili per business al femminile. Dove al centro, ci sei tu.