Dalla risposta dipende tutto ciò che vuoi fare di te e della tua scrittura.
In quest’ultimo periodo sto apportando alla mia vita piccoli quanto vitali cambiamenti. D’altra parte, si dice che bisogna raggiungere la meta un passo alla volta, no?
Ho preso il coraggio tra le mani e ho chiesto al lavoro un part-time verticale, che mi permette di concentrarmi sulle cose che amo: la scrittura e, più in generale, la comunicazione. Siamo nel clou della stesura della sceneggiatura del videogame di Albedon Wars e il progetto è davvero molto impegnativo. Scrivere la sceneggiatura per un videogame è un lavoro complesso e difficilissimo per chi possiede un processo creativo tipicamente da scrittore, come il mio, in cui scrivo seguendo una timeline che va da A a B e non sa cosa significhi scrivere “questa scena perché tanto mi gira così”. Voglio concentrarmi al meglio per ottenere il risultato migliore possibile. Tra le altre cose, i miei supereroi della FiremillGames – gli ideatori e realizzatori del videogioco – saranno alla Milan Games Week a settembre. Sono fierissima di loro e ancora saltello per l’emozione! Se siete in zona, fateci un salto.
In questo momento di cambiamenti ho compreso cosa sia il talento e, di conseguenza cosa mi rende davvero felice nella vita e la risposta, per quanto banale, è sempre la stessa: scrivere, dare sfogo alla mia creatività. E sarà banale, ma io voglio essere felice, mica triste. Non grigia: felice. Così felice da brillare ogni giorno più forte.
Allora mi sono chiesta quale sia la mia concezione di successo, perché secondo me da lei dipendono un sacco di azioni e scelte, che mi (ci) spingono nell’una o nell’altra direzione.
Cos’è il successo per lo scrittore?
succèsso2 s. m. [dal lat. successus -us «avvenimento, buon esito», der. di succedĕre, nel sign. di «avvenire» e in quello di «riuscire, avere buon esito»]. 3. In usi assol.: a. Esito favorevole, buona riuscita, riconoscimento dei proprî meriti, approvazione del proprio operato da parte di altri, favore pubblico: raggiungere, ottenere, conseguire il s.; essere sulla via, sulla strada del s.; dare la scalata al s.; essere baciato, essere abbandonato dal successo. Con funzione attributiva: canzoni, film, romanzi di s., di grande s.; un uomo, una donna, un romanziere, un avvocato, un chirurgo di successo. b. Con valore concr. (sul modello del fr. succès), opera, impresa, attività che ha conseguito risultati particolarmente felici: un grande s. editoriale; i s. dell’ultima stagione cinematografica; un vero s. militare; i recenti s. sportivi dell’Italia; il partito ha riportato un insperato s. elettorale.
La concezione di successo incide sulle nostre scelte strategiche in ambito di marketing, stile di vita, scelte di vita privata. Famiglia? Amore? Figli? Un lavoro da dipendente o libero professionista? Tutta carriera o il giusto equilibrio? O, chissenefrega della carriera, datemi un lavoro per fare quello che mi piace fuori di qua?
Vorrei concentrarmi sull’idea di successo che ci si fa quando si è scrittori.
- Se la vostra idea di successo è avere il prestigio di pubblicare con Mondadori, il self publishing non vi serve a niente: probabilmente vi conviene cerare un agente oppure scrivere generi commerciali per poter sottoporre il vostro romanzo a una Casa Editrice Big e sperare di essere notati. Magari vi interessa pubblicare con una casa editrice solo perché ha una distribuzione che, da autori indipendenti, non vi permetterà mai di raggiungere i frequentatori delle librerie fisiche. Oppure è perché vorreste delegare il lavoro di marketing e di editing alla casa editrice, pensare solo a scrivere e creare e nulla più.
- La vostra idea di successo è raggiungere sempre più lettori, un po’ per volta, facendovi un nome nel panorama indie. Magari vi prendete anche a cuore la gestione di un blog, tanto dicono tutti che serve, anche se voi non ne siete troppo convinti.
- A un certo punto della vostra carriere vorreste magari cambiare il vostro pubblico e scrivere di un genere completamente diverso dal vostro.
- Avere forte potere contrattuale, vedere i vostri romanzi diventare film e serie televisive (sì, l’ho sognato anche io ovviamente), e fare soldi a palate. Insomma, vivere della propria scrittura.
- Magari desiderate diventare un professionista a 360°, uno di quegli autori che hanno un buon team e si muove con maestria in ambito editoriale.
- Forse volete solo crescere professionalmente con ogni romanzo e riuscire, un giorno, a definirvi davvero autori, non solo scribacchini.
Ho fatto solo alcuni esempi, ma sono abbastanza chiari nel definire – di conseguenza – strategie di marketing e di comunicazione molto differenti tra loro. Alcune sono rivolte ai lettori, altre sono invece indirizzate a un target di professionisti che valuterà il vostro prodotto. Una bella differenza, no?
Il problema di tutte queste idee è che il raggiungimento del successo è decretato da qualcun altro: dal pubblico, dagli agenti, dalle vendite, dalle case editrici, dalle leggi di mercato, dal Fato e dalle Parche, dalla Fortuna. E noi siamo quelli che sperano vada bene.
Il successo secondo me
E una delle cose a cui tengo moltissimo è che tu capisca che quello che ho fatto io non è unico. Io non sono un’eccezione. Io questa vita me la sono inventata, e mica cento anni fa, ieri l’altro. Ognuno la può fare, ci vuole solo coraggio, determinazione, e un senso di sé che non sia quello piccino della carriera e dei soldi; che sia il senso che sei parte di questa cosa meravigliosa che è tutta qui attorno a noi. Vorrei che il mio messaggio fosse un inno alla diversità, alla possibilità di essere quello che vuoi. Allora, capito? È fattibile, fattibile per tutti. Fare una vita, una vita. Una vera vita, una vita in cui sei tu. Una vita in cui ti riconosci.
─ Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio (2006)
Per me il successo è scrivere le storie che amo senza dovermi svendere e scendere alle regole di mercato. Essere apprezzata per l’originalità e l’autenticità di ciò che scrivo, la capacità di raggiungere un pubblico sempre più ampio di persone attraverso la qualità del mio lavoro che no, non è perfetto. Ho margini di miglioramento come tutti quelli che si applicano in un’attività con passione e dedizione.
Certo, mi piacerebbe vivere di sola scrittura, scrivere le storie che amo ogni giorno tutti i giorni della mia vita, ma mi rendo conto che è un traguardo difficile da raggiungere anche se potrei:
- decidere di scrivere romance. Spingermi nel dark romance o nell’erotico è impensabile;
- decidere di investire nel mercato estero;
- tentare di farmi pubblicare da qualche casa editrice;
- lavorare con gli strumenti che ho a disposizione con costanza con pazienza. E vedere come va (tra una decina d’anni facciamo un bilancio, okay?)
Accarezzo l’idea di avere un agente letterario che mi permetta di raggiungere le case editrici nonostante non ami l’editoria italiana perché vorrei raggiungere un pubblico più ampio di lettori. La distribuzione per un autore indipendente è un tasto dolente. D’altra parte, qualche giro in libreria con l’occhio attento a questo aspetto, mi ha fatto notare come gli autori esordienti che pubblicano con case editrici famose non arrivino comunque in libreria. Che la storia della distribuzione sia tutta una leggenda metropolitana e che le case editrici scelgano decidano anche come distribuire i romanzi? Si nota già una differenza sul lavoro di editing di certi romanzi rispetto ad altri, se aggiungiamo anche questo dettaglio della distribuzione, la domanda è sempre la stessa: ne vale davvero la pena?
A volte penso che sia più semplice mollare e dedicarmi alla scrittura come fosse un semplice passatempo. Poi mi ricordo della missione che ognuno ha nella vita, e forse è solo questione di tempo e pazienza su questa terra. Se parliamo di successo, semplicemente, per me è quella cosa che riesce a farmi arrivare a chi mi legge: in qualsiasi modo avvenga. Mi viene in mente un aneddoto legato a J.K. Rowling. Evanna Lynch, l’attrice che interpretò Luna Lovegood, iniziò a leggere la saga all’età di undici anni. Era anoressica e ricoverata in ospedale. Quando lesse il libro e incontrò la prima volta J.K. Rowling, le disse che le sarebbe piaciuto recitare nei film tratti dalla saga. L’autrice le disse che ce l’avrebbe fatta a patto di uscire dal tunnel dell’anoressia. Evanna si presentò ai provini in perfetta salute qualche anno dopo ed ebbe la parte di Lunatica Lovegood, il suo personaggio preferito. Quello che mi piace di questa storia è che la Rowling è arrivata al suo pubblico, ha mosso qualcosa, ha lasciato il segno. Non pretendo di muovere qualcosa di tanto grande, ma vorrei lasciare il segno. Ecco, la mia idea di successo è questa: lasciare qualcosa a chi legge, passargli un testimone e dirgli “ecco, questo è quello che posso offrirti: al resto, pensaci tu”. Così lavoro con le parole, le ho messe in fila, ho creato storie e personaggi che – in qualche modo – hanno seminato qualcosa e il lettore è pronto a raccoglierne i frutti. J.K. Rowling non ha mai parlato di anoressia nei suoi romanzi eppure ha rivoluzionato la vita di una sua lettrice.
Forse ha ragione Joanna Penn. Ogni sera dovrei andare a letto e chiedermi: cos’hai creato oggi? Se la risposta è nulla, forse dovrei rivedere tutta la mia vita, non solo l’aspetto legato alla scrittura. Perché se non ho tempo per sedermi, buttar giù qualche parola o semplicemente creare, c’è qualcosa che non va. Il tempo (di qualità, per altro) è un lusso che davvero pochi hanno e di cui ha parlato in modo eccellente Serena Bianca De Matteis nel suo ultimo articolo, una traduzione di un’onesta intervista rilasciata da Jane Friedman, esperta di editoria digitale.
Forse, vale la pena creare sempre e comunque, al di là di un romanzo o un racconto.
Creare per vivere.
Potrebbe avere un senso, no?