Presenza digitale: quando la passione paga.
Ci sono progetti a cui ci si affeziona come fossero i propri. Ne osserviamo con orgoglio la crescita e ci si sentiamo fieri come fossero partoriti dalla nostra mente. Quando mi fermo a pensare ai progressi che ha fatto Judy con il suo workbook “Presenza digitale” e alla soddisfazione che ne ha tratto, sorrido felice e raggiante come fosse uscito Drove trough ghosts to get here – Le Luci del Nord.
Ciò che più ho apprezzato di Judy è che dopo quasi tre anni di studi si è decisa a mettere nero su bianco ciò che ha appreso e l’ha convertito in esercizi pratici e consigli. Una delle qualità che più apprezzo in lei è proprio la concretezza. Motivo per cui il suo Presenza digitale è un workbook e non l’ennesimo manuale di SEO e analisi dati.
I numeri parlano. Quando Judy si è resa conto che l’incubo della sua vita – i suoi acerrimi nemici, quelli che le hanno fatto capire che la sua strada era ben lontana da bilanci e scritture in partita doppia – avevano qualcosa da raccontare, è stata una rivelazione. Ci siamo viste, ci siamo guardate negli occhi e abbiamo deciso di lavorare insieme. Gioco di squadra, che poi è una di quelle cose che nella vita ti fanno correre maratone e staffette senza che nemmeno tu te ne accorga. Gioisci per il traguardo, la fatica si dimezza e quando cadi, l’altro ti offre una mano per rialzarti.
Quando Judy mi ha proposto di essere la sua cavia ho accettato senza esitazione. Durante il lavoro che abbiamo fatto insieme si è sempre sorpresa di quanto la seguissi e non obiettassi mai, senza mettere in discussione i suoi consigli o la sua visione della strategia da adottare. Il fatto è che, quando lavori in gruppo, devi fidarti dell’altro. Sei uno + uno e devi poterti mettere tra le braccia dell’altro con la certezza che non ti lascerà cadere con il muso sul pavimento.
Cosa si nasconde dietro “Presenza digitale”
Dietro Presenza digitale c’è il lavoro di diversi mesi che mi ha permesso di mettere online la nuova versione del sito. C’è lo studio e l’interpretazione dei numeri da parte di Judy; la sua costanza nel prendere appunti su ciò che facevo e raddrizzare il tiro là, dove volevo migliorare. Dai dati di Google Analytics risultava che ci fosse una frequenza di rimbalzo altissima. Per chi scrive storie è un pessimo segnale: significa che ciò che scriviamo non interessa a nessuno. Non volevo aumentare in maniera esponenziale i numeri in termini di visite ma migliorare la qualità dei lettori: sia come tempo di permanenza sul blog, sia come user experience all’interno del sito. Sono stata lungimirante: il mio desiderio era raggiungere nuovi lettori, interessati agli argomenti di cui tratto nei miei racconti e romanzi.
Il primo passo è stato realizzare un piano editoriale mirato a soddisfare il mio lettore-tipo.
Il secondo passo è stato individuare questo lettore e le sue sfere di interesse (che collimano con le tematiche dei miei lavori).
Il terzo passo è stato rimettere online il sito e dargli nuova vita, discostandomi da ciò che avevo fatto sino a quel momento per buona parte dei contenuti. Ho deciso di dedicarmi ai lettori puri e ridotto in modo drastico le pubblicazioni per soli autori (articoli di marketing e di scrittura creativa). Ho però inserito un’area privata che offre risorse agli iscritti alla newsletter. Nonostante i contenuti siano in prevalenza per autori, anche appassionati di blogging possono trarne vantaggio. E chi non ha un blog, al giorno d’oggi?
Da qui abbiamo iniziato a vedere che accadeva con le condivisioni sui social network e le reazioni dei lettori. Abbiamo eliminato la condivisione su gruppi Facebook che non portavano lettori interessati ma solo utenti punta-clicca. Abbiamo scaglionato i giorni di condivisione, tenendo ben distinti i social per individuare quelli che non apportavano lettori ma solo perdite di tempo da parte mia nella cura e gestione dei social. E mentre all’esterno Judy controllava con perizia chirurgica ogni condivisione, dall’interno ho lavorato sulla regolarità delle pubblicazioni e su una rotazione degli argomenti che mi permettesse di raggiungere i lettori che volevo arrivassero sul sito.
La morale?
Judy, quando ha visto i numeri dopo sei mesi di lavoro, era estasiata.
Io, nemmeno ci credevo!
Il motivo per cui ho deciso di pubblicare i valori statistici del mio sito non è per pavoneggiarmi: non sono numeri interessanti né rilevanti, ma sono significativi del lavoro che abbiamo fatto.
Hanno importanza a supporto del lavoro svolto da Judy e dei consigli che offre nel suo workbook.
Hanno importanza perché dimostrano che con il lavoro duro, si ottengono risultati concreti e che la SEO non è una questione di keywords e meta-descrizioni ma una di contenuti, layout che li valorizzano, costanza e dedizione.
A chi dirà che questo workbook non vale nulla risponderò sempre con l’immagine delle mie statistiche. Perché nonostante tutti i manuali inglesi e italiani che ho letto, l’unico che mi abbia fatto fare un salto di qualità e mi abbia mostrato risultati concreti dello sbattimento di avere un blog (sì, è anche uno sbattimento) è stato “Presenza digitale“.
Di conseguenza sì, continuerò il lavoro che abbiamo iniziato insieme io e Judy: perché la presenza online conta.
Eccome. Anche per noi autori.
Per maggiori informazioni sui contenuti del workbook “Presenza digitale” potete leggere l’articolo di Judy a riguardo, direttamente sul suo sito.