Di mani che stringono, cuori che battono e nuove idee.
Quando vedo le prime foglie dorate cadere dai rami e le sento scricchiolare sotto i miei passi spediti, so che finalmente è arrivato l’autunno.
All’inizio credevo che il mio amore fosse solo una mitomania da malinconica romantica, ma poi ha realizzato che l’autunno per me è pura energia vitale e che questa stagione riesce a mettermi il buon umore anche nelle sue giornate più grigie e piovose.
L’estate è fatta di calura, umidità, di gite fuori porta sempre in balia di orde di turisti disposti a tutto pur di assaporare il piacere di una vacanza, di qualche ora lontano dalla città, che subito te li trovi lì assiepati. E tu, inevitabilmente, diventi parte di quella pangea umana. Decidi di andare al mare e le spiagge sono gremite di persone che urlano e giocano a palla, che ti schizzano di sabbia mentre tu sei disteso al sole in compagnia di una buona lettura. Vai in montagna e rischi di precipitare in ogni strapiombo a causa del via vai di gente con cani e bambini al seguito. E devi essere fortunato a non soffrire di vertigini come me, o te ne stai schiacciato contro la parete rocciosa e preghi che nessuno ti supplichi di spostarti dall’altra parte. O muori tu. Nelle città d’arte chiunque è a caccia dell’aria condizionata e così, qualsiasi luogo di interesse artistico finisce con l’essere preso d’assalto da chi rifugge la torrida afa cittadina.
Odio l’estate e se vivessi al mare, forse sarebbe diverso o forse sarebbe persino peggio.
La odio perché sono quei mesi dell’anno in cui ti riprometti di fare un sacco di cose e poi finisce che non fai mai niente. Perché sei troppo stanco, perché fa troppo caldo, perché c’è troppa gente. Ogni scusa è buona per lasciarsi andare all’ozio e all’inattività. In estate, a meno che tu non viva in una cella frigorifera, anche stare al pc è una tortura.
E così mica ti metti a scrivere.
Al massimo puoi sperare di fare un po’ di brainstorming, ammesso che tu abbia la forza sufficiente per ragionare e il tuo cervello non sia andato in pappa a causa del caldo.
Con l’autunno è come se tornassi a respirare dopo una lunga apnea di 3 mesi.
L’autunno è come tornare in famiglia, con quell’aura delicata e accogliente, il calore dei camini accesi e delle candele profumate disseminate per casa, il sapore delle caldarroste e del budino d’uva, delle sagre biologiche e del miele. Il profumo dei biscotti allo zenzero, dei dolci preparati con amore, che tanto la prova costume è ancora lontana. L’autunno è un tripudio di oro e rosso, è la forza di un fuoco che non vuole spegnersi, che lancia un’ultima esplosione prima del meritato riposo invernale. È la forza degli esperimenti culinari, della zucca di stagione che metti un po’ ovunque e della frutta brusca che non ha polpa gustosa da masticare.
L’autunno è la stagione delle mani, quelle che impastano in cucina, che tornano a battere frenetiche sulla tastiera e di quelle che vogliono creare. Mani che ricercano un hobby, che incollano, che dipingono, che si immergono nella creta, che creano sogni. Mani che stringono tazze fumanti di tisane salutari, che si lasciano pungere dal freddo mattutino, che per i guanti c’è ancora tempo.
Mani che non sanno stare ferme, mani sempre gelide a ricordare quanto sia caldo il cuore.
L’autunno è fatto di un sacco di scuse, e lo sappiamo tutti. Basta un raffreddore per non farci mettere il naso fuori di casa e lasciarci cullare nella dolcezza del nido domestico. L’autunno è fatto di buone compagnie come solo i libri e i film sanno donare. Sono quelle silenziose, che non ti giudicano mai ma che ti ascoltano e parlano di continuo, se sai ascoltarli. È la stagione delle notti passate sotto trapunte pesanti con i calzettoni di lana addosso – e guai a toglierli -, dei maxi pigiami dalle fantasie da bambine, delle serate sdraiati sul divano con la coperta tirata sotto il mento. Di sciarpe e cappotti, di cappelli e cuffie ridicoli, del coprirsi a strati senza vergogna, delle stoffe pesanti e della lana morbida, della pila di libri da leggere pigramente abbandonata sul comodino che non accenna a diminuire, dell’ebook reader che è pure messo peggio, delle lettere che ancora arrivano via posta ordinaria, della lista dei regali di Natale, delle decorazioni da preparare, dei profumi pungenti di zenzero e cannella.
Il mio autunno è così: il vostro com’è?
Dove eravamo rimasti
Dopo la pubblicazione di “Verso le Luci del Nord“, mi sono spiaggiata sull’editing di “Perduti“, complice il repentino cambio di stagione che mi ha gettato nella più totale stanchezza e letargia. Probabilmente lo stress e le corse fatte per l’uscita del romanzo, mi hanno prosciugata di ogni energia. Però sono riuscita a scrivere il mio racconto per Buck e il terremoto, e di ciò vado molto fiera. Sto lavorando a una collaborazione importante, di cui vi parlerò a tempo debito e che per me è una grandissima sfida.
Nel tempo libero faccio brainstorming per la storia che ho intenzione di scrivere a novembre, durante il periodo del NaNoWriMo. Quest’anno voglio vincerlo. Dopo un anno di editing sento il bisogno di scrivere di pancia, di lasciarmi portare via da una nuova storia. A volte mi sembra di essere ancora lungo la highway con Tamara e Dave, a guardare fuori dal finestrino della vecchia Bess e vedere solo grigiore spettrale.
I progetti sono molteplici e hanno molte sfaccettature. Lavorando contemporaneamente su più fronti è difficile riuscire a far coincidere realtà e aspettative.
La determinazione è una caratteristica che ho scoperto di possedere e, con lei, la voglia di portare a compimento ciò che ho iniziato.
Avete rinnovato il vostro blog e pianificato il vostro calendario editoriale per il 2017?
Avete già fatto la review del vostro business plan?
Manca poco a dicembre: non fatevi cogliere impreparati!