Parole d'ordine: visione, creatività, anticonformismo.
Il mito continua a essere attuale nei millenni. Durante il laboratorio di Labirinti Creativi, nell'incontro introduttivo approfondiamo il viaggio dell'eroina e scopriamo quali sono le tappe che segnano la vita di ogni donna (e del nostro viaggio letterario), parliamo anche del mitologema del labirinto che ha dato la genesi al nome del laboratorio, ma che è anche il filo d'Arianna che ho teso tra le letture proposte.
Fu Joseph Campbell a parlare del monomito, studiando e approfondendo i miti di diverse culture per riuscire a delineare quello che noi conosciamo come viaggio dell'eroe, l'arco narrativo su cui si basano tutte le storie che conosciamo. Anche la nostra storia personale. Perché, non so tu, ma io ho affrontato molte prove nella vita, ho dovuto guardare in faccia Guardiani della Soglia e decidere se fuggire o combatterli, ho incontrato mentori e compagni di avventura. Sono caduta, mi sono rialzata, ho pensato di non farcela molte volte e altrettante invece, sono riuscita a spuntarla.
Ed è così che ci spostiamo dal mito, con una traccia narrativa definita, al mitologema, ovvero alla matrice di quel mito. Si va a indagare a livello archeologico, teologico, antropologico un mito per osservarne i risvolti, i riverberi nelle varie culture, le similitudini e le risonanze. Da dove nasce un mito? Dove è stato narrato per la prima volta e in che modo? Quali sono le tracce più antiche della sua narrazione?
Questo è il lavoro di ricerca di una vita ed è una delle parti che più amo nella progettazione dei laboratori di libroterapia umanistica. Parto (sempre) da lì, dal mitologema e dallo studio di un mito sotto vari aspetti per comprenderlo, indagarlo e capire in che modo risuona con me e le letture che ho scelto. La Persefone di Goethe non è la stessa Persefone di Ovidio e così, l'Antigone di Sofocle non è la stessa di Brecht.
O meglio, sono le stesse ma non sono esattamente uguali ed è in quella sottile diversità che si celano infinite domande e altrettanti significati.
Le grandi storie tornano sempre nella loro forma originaria.
- Sandman, Neil Gaiman
Ciò che del mito sopravvive è ciò che continua a parlarci della nostra storia personale e collettiva, come esseri umani, come eroi ed eroine, come società.
In questo periodo mi sto perdendo tra le pagine di Ifigenia e di Pentesilea, due donne che hanno vissuto la guerra in modi molto diversi, come vittima sacrificale e come condottiera. Come Ismene e Antigone, due sorelle divise da scelte opposte: raccontare la storia di una stirpe e sopravvivere nonostante tutto l'una; morire per l'ideale, l'altra. In momenti storici come quello che stiamo vivendo, il mito è una possibile chiave interpretativa. Il mito ci aiuta a comprendere il sotteso, le grandi forze in causa e non sono mai solo cause pratiche ma molto più spesso sono filosofiche, ideologiche, sociali. Parlano del singolo per raccontare il collettivo. Un collettivo che cambia con la sua narrazione, ed è così che l'Antigone di Brecht combatte i nazisti in Germania e non Creonte, a Tebe. Antigone diventa l'emblema-archetipo della ribellione ai totalitarismi in altre decine e decine di storie, in cui le protagoniste non hanno il suo nome, ma portano la sua traccia dentro di sé. Come Sophie Scholl, la resistente antinazista (nel film "La rosa bianca" che racconta la sua storia sono stati utilizzati molti versi dell'Antigone di Sofocle) ma anche nella libera interpretazione del mito di quel gioiello letterario scritto da Chiara Ingrao, "Il resto è silenzio", dove la voce narrante è quella della sorella Musnida-Ismene, la sopravvissuta opaca, senza dimora - né più affetti - alla guerra a Sarajevo.
Ora lo so: ora che i laggiù si avvicinano, sempre di più. So che non ho scelta. Devo provare a non fuggirlo più, lo specchio di Tebe. E di Sarajevo. E di Gerusalemme, e di Baghdad. Città divise. Muri che crollano e risorgono, impastati di angoscia: quanti ancora dovremo costruirne, e quanti abbatterne, prima di accorgerci che non è mai nei frantumi, la verità dello specchio?
- Il resto è silenzio, Chiara Ingrao
Il mito - ce lo insegna il mitologema - ci parla in modo universale, senza confini geografici né barriere. A dimostrarci - e ricordarci - che facciamo tutti parte della stessa stirpe: quella del genere umano.
Non posso lasciarti senza qualche romanzo da leggere. Senza qualcosa che ti permetta di affrontare il mito nella sua forma più moderna, dove il nucleo della storia originale è intatto e la tematica di fondo sempre fedele a sé stessa.
Quelli che ti propongo non sono rivisitazioni del mito, ma una manifestazione di ciò che del mito è rimasto inalterato sino a oggi.
Alla fine di post letterario non so cosa ti sia rimasto, ma spero che ci sia il desiderio di rispolverare un vecchio mito, un vecchio romanzo e rileggerlo oggi, per ricordarti che in quella storia, c'è anche un pezzo di te. Che in quella storia, ci sarà di certo qualcosa che vuole parlarti, farti ricordare, mostrarti qualcosa che non avevi ancora messo in luce.
Il mio invito, in questa settimana, è quello di prendere un libro dalla tua libreria di casa, uno di quelli che se ne sta lì in attesa del "momento giusto" e decidere che, i prossimi sette giorni, saranno quel momento.
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Sono Alessia, digital strategist e facilitatrice in libroterapia umanistica. Mi occupo di strategie di comunicazione e marketing sostenibili per business al femminile. Dove al centro, ci sei tu.