10 Gennaio 2024

Letteratura d'evasione: dal fantastico all'horror

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Letteratura d'evasione: dal fantastico all'horror

Viaggio alla scoperta della letteratura dell’orrore.

Quando siamo fortunati il fantastique diventa una mappa, una guida ai territori dell’immaginazione, perché la funzione della letteratura fantastica è quella di mostrarci il mondo che conosciamo, ma visto da una prospettiva diversa.

– Neil Gaiman

La critica letteraria tende a definire la letteratura d'evasione come una letteratura di serie B. Da quanti anni si chiede un Nobel alla Letteratura a Stephen King, a vuoto? L’horror e il fantasy (in forma di fumetti o altro) spesso sono considerati semplicementeletteratura d’evasione. Proprio per questo, la letteratura di evasione è per noi importante: ci permette di evadere dalla prigione in cui ci troviamo e ci riporta tra le sue sbarre con nuovi strumenti per uscirne. Ancora una volta.

La forza della letteratura di evasione

La mia difesa contro il mondo degli adulti era leggere più che potevo. Leggevo tutto quello che mi capitava fra le mani, che lo capissi o meno. Era un’evasione. Ovvio che lo fosse: C.S. Lewis ha saggiamente fatto notare che le uniche persone che di solito inveiscono contro le evasioni sono i carcerieri. Ma imparavo, guardavo le cose attraverso altri occhi, sperimentavo punti di vista diversi dal mio. Sviluppavo l’empatia, imparavo a comprendere che le diverse incarnazioni dell’«io» nelle storie che leggevo, e che non erano me, erano reali, e mi permettevano di imparare dai loro errori. E sapevo già allora, come lo so oggi, che per essere vere le cose non hanno bisogno di essere accadute.

– Neil Gaiman

L'horror e, più in generale, il fantastico, sono il terreno su cui si basa il concetto di "letteratura di evasione", quella dove l'elemento fantastico o soprannaturale diventa una chiave interpretativa (spesso, una metafora) per sondare tematiche ed emozioni profonde. Eppure, l'elemento fantastico, induce i più a credere che siano romanzi di serie B, per adolescenti con la voglia di sognare e per adulti mai cresciuti.

Ma il fantastico fa parte della natura umana e della sua immaginazione. Fantastico è l'Orlando Furioso. Fantastico è la Divina Commedia ma anche la cerca del Graal e la saga di Re Artù. Fantastico è il mito stesso, ma anche il Faust di Goethe, il diavolo dei Fratelli Karamazov o quello de Il Maestro e Margherita.

Dal fantastico alla nascita della letteratura horror

Parlo a King della mia teoria, che quando la gente del futuro vorrà farsi un’idea di com’era il mondo dal 1973 a oggi, si rivolgerà ai libri di King. È maestro nel riflettere il mondo che vede, e trasferirlo sulla pagina. L’ascesa e la caduta del VCR, l’arrivo di Google e degli smartphone. C’è tutto, dietro i mostri e la notte, e li rende più veri.

– Neil Gaiman

L’horror si sviluppa come genere letterario durante il Romanticismo. In questo periodo crescono il gusto per il mistero, il fantastico e il soprannaturale come contrapposizione ad anni di forzato Illuminismo.
Alla fine del Settecento, il romanzo horror prende vita grazie alle ghost story con Il castello di Otranto di Horace Walpole. Nell’Ottocento, Frankenstein di Mary Shelley e Dracula di Bram Stoker danno vita al filone fantastico, costruendo le basi per ciò che avverrà con il loro successore: Edgar Allan Poe.

Mary Shelly e Bram Stoker sviluppano le proprie opere concentrandosi sulla paura dell’ignoto, di creature non umane: da cause esterne all’uomo. Edgar Allan Poe, Robert Louis Stevenson e Oscar Wilde lavorano invece sull’introspezione, sfruttando la componente orrorifica come parte dell’animo umano.

Robert W. Chambers – autore de Il Re in Giallo, una raccolta di racconti alla quale è ispirata la prima stagione della serie televisiva True Detective – inizia a sondare la psiche umana con l’introduzione di elementi sovrannaturali che ne corrompono l’integrità. Il mistero e il terrore scritti da Chambers sono molto simili a quelli creati da Poe. Si rifanno a una letteratura evocativa, ricca di suspance romantica. Località esotiche, la semiologia di un simbolo, come ne La Maschera della morte rossa di Poe. Tuttavia, Chambers, che nasce pittore, dipinge come un impressionista stati d'animo e orrore, mentre Poe - e successivamente Lovecraft - generano il mistero grazie a uno straniamento generato dalla penetrazione dello straordinario nel reale.

È proprio dalla raccolta de Il Re in Giallo che prende vita l’intera opera narrativa di H. P. Lovecraft legata al ciclo del Necronomicon. Le Iadi sono una costellazione molto cara all'immaginario di Chambers e riutilizzata da Lovecraft, così come la figura di Hastur; il Segno in giallo è una delle maledizioni più spietate del panorama di Chambers con implicazioni semiotiche importanti. L'unica differenza tra i due autori risiede nell'utilizzo della figura femminile: per Lovecraft è un veicolo di seduzione e di contatto con entità occulte; per Chambers, incarnano la donna del suo tempo, in lotta con le ingiustizie e le prevaricazioni dell'epoca. Nelle opere di H. P. Lovecraft è molto forte il legame con l'inconscio, con il misticismo e l'astrologia. Lovecraft cercò in ogni modo di trovare esempi illustri del genere del quale divenne il simbolo: il weird tale, una narrazione post-gotica che - in verità - aveva ben poco a che vedere con i nomi illustri di cui pretendeva essere l'erede. Ed è lui a a essere ricordato come uno dei capostipiti del genere fantastico (horror, fantasy e fantascienza), anziché Chambers, che all'attivo aveva un consistente numero di opere pubblicate. H. P. Lovecraft non era apprezzato dalla critica del suo tempo: Il richiamo di Chtulhu venne rifiutato in quanto definito troppo straniante ed eccentrico per i canoni dell'epoca. La sua produzione letteraria non godette mai di buona fama, se non dopo la sua morte.

Nel passaggio tra l'Ottocento e il Novecento, la letteratura affronta le paure dell'uomo: è l'età del crepuscolo, il momento del declino dell'epoca vittoriana.

L’horror moderno si accompagna al nome di Stephen King, che con i suoi romanzi contemporanei riporta l’orrore nella dimensione quotidiana, lasciando al lettore la straniante sensazione che ci sia qualcuno nell’armadio o sotto il letto. Che l’orrore prenda vita da una banale serie televisiva e invada l’intero quartiere. Che si nasconda dietro l’angolo, in quel villaggio appena incontrato lungo la strada.

Lo scopo della letteratura dell'orrore

Horror film don’t create Fear.
They release it.
– Wes Craven

L’horror deve fare paura.
Fa leva sul nostro inconscio (collettivo ma non solo) e trova sfogo in timori ancestrali, condizionati dall’avvento di fenomeni inspiegabili. Il genere horror destabilizza le certezze dello spettatore/lettore. Quando l’irrazionale prende il sopravvento, il corto circuito mentale che ne scaturisce provoca reazioni incontrollate e inaspettate. Non parlo degli effetti speciali da jumpscare, quel momento in cui sobbalziamo sulla sedia mentre guardiamo un film horror, ma di emozioni che ci inquietano.

Una storia horror funziona nel momento in cui una delle paure radicate nell’inconscio viene risvegliata.

  • L'essere umano – dall’alba dei tempi – ha paura del buio. Non è un caso la nascita della figura dell’Uomo Nero, di miti come quello di Prometeo che – regalando il fuoco agli uomini – pose fine al terrore delle notti di novilunio.
  • L'essere umano ha paura della morte. La mancata certezza di un proseguimento oltre la vita e di cosa si cela al di là di essa, fa sì che tutto ciò che riguarda il culto dei morti e la sfera spirituale spaventi. Ci spaventa e atterrisce anche tutto ciò che ha a che fare con la sfera della morte, ancora un grande tabù in Occidente.
  • L'essere umano ha paura delle nuove scoperte. Nuove scoperte scientifiche ed esplorative – in luoghi o ambiti sconosciuti -, possono fare leva sulla paura di una minaccia per l’umanità intera o per il gruppo che vive quell’esperienza. Questo è un tema ricorrente in Stephen King, che ha scritto numerosi romanzi dedicati agli esperimenti militari (come L'Incendiaria) ma anche a quel futuro post-apocalittico causato dalle armi nucleari da cui prende vita un intero filone fantascientifico: la distopia. Sempre per citare un romanzo di Stephen King, ne è un esempio L'ombra dello scorpione.

Una vera storia horror ha altri tre ingredienti fondamentali: la suspense, un ottimo utilizzo della tensione narrativa e un elemento soprannaturale. Senza di esso, l’horror si trasformerebbe in un thriller. L’effetto straniante in cui viene proiettato lo spettatore a causa dell’elemento fantastico, lo pone in un’ottica di sollievo al ritorno nella realtà. Al contempo, la catarsi può non avvenire, ma l'horror ci permette di sondare paura, terrore e disgusto attraverso i propri archetipi, i propri topos letterari e le decine di sfumature che questi possono assumere all'interno della narrazione.

Gli archetipi della letteratura dell’orrore

Stephen King individua alcuni archetipi della letteratura dell’orrore. Sono da sempre presenti, dal mito ai giorni nostri, e ci portano a riflettere sulle più antiche paure dell’uomo. A provare emozioni legate a questo genere: orrore, terrore, disgusto e destabilizzazione. Sempre in Danse Macabre, Stephen King individua i 4 archetipi principali della letteratura dell’orrore.

  • Il vampiro. Con la sua carica erotica e sensuale, archetipo che ci parla dell’angoscia e dell’incertezza del futuro. E della ricerca dell’immortalità per contrastarlo.
  • Il licantropo. È il tema del gemello oscuro, a volte come scissione della personalità del protagonista o come suo avversario/antagonista.
  • La Cosa Senza Nome. Creata dall’uomo, proveniente da un altro pianeta, è qualcosa che di umano non ha nulla. Eppure, ha qualcosa da raccontare a ognuno di noi.
  • Il Non Morto o Fantasma. Lo scontro tra fede e razionalità, ci parla dell’hybris dell’essere umano e della sua – eterna – schiavitù.

6 motivi per leggere romanzi horror

La letteratura dell'orrore risponde sempre a un solo tema: quello dell'immortalità, in tutte le sue accezioni e sfumature.

Leggere romanzi dell’orrore ci permette, come spesso accade, di interpretare la realtà attraversando un tunnel nero. Tolkien chiamava il fantastico “il mondo altro”: quello dell’horror, è un mondo altro dalle tinte cupe.

Perché leggere romanzi dell’orrore?

  • L’horror ci permette di affrontare le nostre paure più ataviche. Paure antichissime, che fanno parte di noi non solo come individui, ma come civiltà.
  • Le storie dell’horror si tramandano attorno a un fuoco. Perché? Perché la catarsi è collettiva, ci permette di affidarci e riconoscerci nelle paure dell’altro, di supportarci e sentirci meno soli – e piccoli – davanti alla grandezza di una paura ancestrale, spesso irrazionale.
  • La lettura ci permette di vivere un ampio spettro di emozioni. In particolare, l’horror ci mette davanti a situazioni in cui – potenzialmente, ma mai dare nulla per scontato – non ci troveremmo mai. Questo ci permette di sviluppare empatia, di scoprire altri mondi, altri modi d’essere. E questo ci aiuta anche ad affrontare paure inconfessabili, utilizzando i personaggi come specchio. Leggere con la libroterapia ci permette di fare tutte queste cose: vivere in profondità le storie che abbiamo tra le mani, tornando alla quotidianità con nuove consapevolezze.
  • L’horror indaga con profondità la mente e l’animo umani come pochi altri generi letterari. È uno specchio così vivo e violento dell’essere umano, da saperlo dipingere con una tavolozza di colori che altri generi letterari si negano.
  • L’horror è un acuto osservatore della società in cui i romanzi vengono ambientati e ci permette di leggere il contesto in cui ci muoviamo con un nuovo mezzo. Mette in campo antichi orrori e rinnovate paure, che cambiano aspetto, mutano forma ed espressione, ma che sono sempre riconducibili agli archetipi di questo genere letterario. Se da un lato questo ci conforta, dall’altro lato possiamo renderci conto di come, in fondo, potremmo usare molte meno parole, per esprimere un concetto.
  • L’horror non ci assicura una catarsi. Si sposta in una gamma di grigi, le apparenze spesso ingannano, la redenzione è l’eccezione. L’orrore è un genere letterario che non ci fa sconti: e forse, proprio per questa sua vicinanza alla vita, merita una possibilità di entrare nelle nostre librerie.

4 classici della letteratura horror da leggere per conoscerne gli archetipi

Se penso ai grandi classici della letteratura che mi sono rimasti nel cuore, non posso fare a meno di citare romanzi gotici precursori o capostipiti di quello che oggi è il genere horror. Durante il periodo scolastico non c’era niente di più bello che avere tra le mani romanzi che mai e poi mai avrei sfogliato di mia iniziativa e che poi, sono riusciti a conquistarmi.

  • Frankenstein o il moderno Prometeo, di Mary Shelley. Scritto nel 1816 a seguito di una gara tra Mary e Percy Shelley, il dottor Polidori e Lord Byron a Villa Diodati. Perché leggerlo? Perché Frankenstein racconta della supremazia della scienza sulla ragione e della ragione sulla fede. Parla dell'hybris dell'uomo, della sua ricerca ossessiva di sostituirsi a Dio. Frankenstein è il capostipite di una letteratura che porta l’introspezione dell’uomo e dei propri demoni dall’interno all’esterno, rendendo i mostri della letteratura classica lo specchio di una società e di un’umanità profondamente in crisi. Ed è l’eccezionale rappresentazione dell’archetipo della Cosa Senza Nome.
  • Dottor Jekyll e Mr. Hyde, di Robert Louis Stevenson. Se Frankenstein di Mary Shelley tocca uno stile aulico romantico e toccante, la prosa di Stevenson è schietta e diretta, vivace e ricca di sonorità differenti. La storia della doppia personalità dottor Jeckyll riflette a pieno lo spostamento di focus sul tema del doppio e della dualità. Autore de L’isola del tesoro, Stevenson è a pieno titolo uno dei capi saldi del romanzo d’avventura, nonostante Dottor Jekyll e Mr. Hyde ripercorra i filoni del genere horror. Perché leggerlo? Consigliato ai nostalgici della Londra vittoriana grazie alle ambientazioni nebbiose nei sobborghi della capitale inglese, che rispecchiano a pieno la dualità del nostro dottore. È l’archetipo del licantropo. L’avresti mai detto?
  • Carmilla, di Le Fanu. Carmilla resta, tra i numerosi romanzi di vampiri che ho letto, quello che ho preferito, superando di gran lunga Dracula di Bram Stoker. Carmilla è un personaggio ipnotico, è una cacciatrice dalle molteplici personalità e dal fascino indiscusso. Sublime nella seduzione, spietata nei delitti, Carmilla rappresenta il predatore portato da una natura nefasta ai vertici della catena alimentare. Perché leggerlo? In Carmilla non c’è redenzione, non c’è pena di sconti: c’è solo l’orrore della consapevolezza dell’essere umano che diventa cibo. È l’archetipo del vampiro.
  • Cime Tempestose, di Emily Bronte. La ghost story per eccellenza, la storia d’amore ossessionante che tuttora riesce a smuovere qualcosa nel mio cuore, è senza dubbio Cime tempestose. Una storia che porta in scena la dipendenza tra uomo e donna, in cui è impossibile comprendere il confine in cui finisce l’uno e inizia l’altra. Incredibile la bellezza stilistica ed emotiva delle scene in cui Catherine si ripresenta alla porta di Heathcliff immersa nella brughiera inglese, che trasmette al lettore un susseguirsi malinconico e struggente di rimpianti e rimorsi e rancori mai sopiti. Perché leggerlo? Per chi vuole grattare sotto la patina della storia d'amore, leggere l'emozione della relazione d'amore che può fagocitare. E distruggere. È l’archetipo del Non Morto.

La letteratura dell'orrore risponde sempre a un solo tema: quello dell'immortalità, in tutte le sue accezioni e sfumature.

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    Autore

    Alessia Savi

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