Parole d'ordine: visione, creatività, anticonformismo.
Secondo Carl Gustav Jung, un archetipo è una struttura psichica universale e innata che si manifesta nell’inconscio collettivo di ogni essere umano. Questi schemi archetipici non sono consci, ma influenzano profondamente i pensieri, le emozioni e le azioni delle persone. Gli archetipi emergono attraverso simboli, miti e immagini che si ripetono in diverse culture e periodi storici.
Tra gli archetipi principali individuati da Jung troviamo la Grande Madre, il Vecchio Saggio, l’Eroe e l’Ombra. Ciascuno di essi rappresenta una componente essenziale della psiche e si manifesta nei sogni, nelle fiabe, nei miti e nei racconti di ogni tempo. Gli archetipi offrono un linguaggio universale per comprendere le dinamiche interiori dell’essere umano e il loro riflesso nel mondo esterno.
L’archetipo della strega è strettamente connesso alla figura della Grande Madre e ne rappresenta il lato oscuro e trasformativo. Se la Grande Madre è la sorgente della vita, della cura e della protezione, la strega incarna l’ombra distruttrice, la conoscenza occulta e il potere trasformativo. Questo dualismo riflette la natura ciclica del femminile, capace di generare e distruggere per favorire la rigenerazione. Ne è un esempio Maha Kali, la dea induista chiamata “La Grande Nera”, la Grande Madre nella sua dualità di Creatrice e Distruttrice. Maha Kali presiede la terza fase della vita dell’intero Universo, quella del Riassorbimento, che presiede insieme al proprio consorte Shiva.
La strega, secondo Jung, è anche una manifestazione dell’inconscio collettivo legata alla paura del potere femminile indipendente e alla conoscenza che sfida l’ordine stabilito. Simile all’alchimista, essa rappresenta la trasformazione: conosce i segreti della natura, domina le forze nascoste e si muove tra il sacro e il profano, tra il visibile e l’invisibile.
Non c’è bisogno di far parte di WITCH. Se siete donne e avete l’ardire di guardarvi dentro, siete delle streghe.
- Manifesto di WITCH, New York, 1968
Durante la seconda ondata femminista degli anni ’60 e ’70, l’archetipo della strega è emerso come simbolo potente dell’emancipazione femminile. Lo slogan “Siamo le nipoti delle streghe che non avete bruciato” ha sottolineato la connessione tra le accuse di stregoneria e la repressione sistematica delle donne indipendenti, colte o anticonformiste.
Le streghe storicamente rappresentavano una minaccia all’ordine patriarcale: spesso si trattava di guaritrici, erboriste o semplicemente donne che vivevano fuori dalle regole sociali. Le persecuzioni di massa, culminate nei processi di Salem e nella caccia alle streghe europea, riflettevano il bisogno di controllare e sopprimere il potere femminile.
Nel contesto del femminismo, la strega è stata riabilitata come figura simbolica: non più un’emarginata, ma una ribelle consapevole, una donna che si riappropria del proprio potere, della propria sessualità e della propria connessione con la natura. Questo archetipo ha ispirato movimenti artistici, letterari e spirituali, creando un ponte tra la memoria storica e le lotte contemporanee per i diritti delle donne.
La tesi di Silvia Federici in “Calibano e la strega” è che l’asservimento delle donne, necessario all’istituzione del capitalismo, sia andato di pari passo con quello dei popoli dichiarati inferiori, schiavi e colonizzati, fornitori di risorse e manodopera gratuite. Questo si è accompagnato a una depredazione sistematica della natura e all’instaurarsi di una nuova concezione del sapere. Ne è derivata una scienza arrogante, piena di disprezzo nei confronti del femminile, che viene associato all’irrazionale, al sentimentale, all’isteria e a una natura che bisognava dominare.
- Mona Chollet
«In tutte le antiche accuse di stregoneria in Inghilterra si trova costantemente l’epiteto strong (forte, potente) associato alla parola witch (strega), come qualifica speciale e accrescitiva. I tribunali furono obbligati a decidere, contro l’opinione popolare, che la parola strong nulla aggiungeva all’accusa».
- François Guizot
Pam Grossman, autrice di Waking the Witch, esplora l’archetipo della strega come simbolo del femminile consapevole del proprio potere personale, creativo e ribelle. La sua analisi si sviluppa attraverso diverse manifestazioni della strega nella cultura e nella storia, approfondendo le sue molteplici sfaccettature e significati.
La figura della strega ha radici profonde nei miti e nelle religioni antiche. Le dee della fertilità e della magia, come Iside, Ecate e Morrigan, rappresentano il potere femminile connesso alla natura e al mistero. Queste divinità erano venerate come incarnazioni della ciclicità della vita, della morte e della rinascita. Tuttavia, con l’avvento del Cristianesimo, queste figure furono demonizzate e associate al male poiché tutto ciò che era liminale non poteva attraversare la soglia del dualismo che si stava insediando nel pensiero occidentale.
La strega, in questa nuova narrazione, divenne una figura temuta e perseguitata, simbolo di ribellione e minaccia all’ordine patriarcale. Nonostante ciò, le tracce delle antiche divinità sopravvivono nei racconti popolari, mantenendo vivo il legame tra la strega e il sacro femminile.
La strega nelle fiabe è una figura ambivalente: da un lato è temuta come antagonista, dall’altro rappresenta una guida segreta. Nelle fiabe popolari, come Hansel e Gretel o La Bella Addormentata, la strega è spesso una figura di potere che esercita la magia per soddisfare i propri desideri, incarnando le paure collettive legate al controllo femminile.
In letteratura, la strega appare come una figura di conoscenza e trasformazione. Circe nell’Odissea è un esempio emblematico: una donna potente, capace di mutare la realtà, ma anche vulnerabile nei suoi desideri. Shakespeare, con le streghe di Macbeth, ci mostra invece come la magia possa rappresentare un’arma di influenza politica e personale. Nel folklore, la strega è spesso una guaritrice, portatrice di saggezza ancestrale e custode delle tradizioni popolari.
L’arte ha celebrato la figura della strega attraverso le epoche, spesso enfatizzandone il carattere misterioso e provocatorio. Goya, con opere come Il Sabba delle streghe, ha esplorato il lato oscuro e inquietante di questa figura, mentre artiste surrealiste come Leonora Carrington hanno rielaborato il simbolo della strega come incarnazione della creatività femminile. L’arte contemporanea ha ripreso la figura della strega per ridefinire i ruoli di genere e sfidare le norme sociali, rendendola un simbolo di emancipazione e trasformazione.
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L’archetipo della strega rappresenta un simbolo complesso e trasformativo, capace di ispirare resistenza, creatività e connessione con la natura. Dalla psicologia junghiana alla letteratura contemporanea, passando per il femminismo e le arti, la strega continua a incarnare il potere del femminile in tutte le sue sfaccettature.
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