Parola d’ordine: struttura.
Tra il 1818 e il 1819, Théodore Géricault dipinse "La zattera della Medusa", un'opera monumentale che racconta una tragedia realmente accaduta il 2 luglio 1816. Una fragata francese, comandata da un ufficiale che non navigava da venticinque anni e privo di esperienza in quelle acque, si incagliò sui fondali sabbiosi davanti alle coste della Mauritania. Dopo tentativi falliti di disincagliare la nave, 147 persone furono abbandonate su una zattera alla deriva nell'immensità dell'Oceano.
Il chirurgo Henry Savigny, uno dei sopravvissuti, descrisse in modo straziante il clima di violenza e disperazione che regnava sulla zattera. Tra fame, sete e follia, i naufraghi si spinsero oltre i limiti dell'umana sopportazione. Le sue parole sono il cuore centrale del romanzo Oceano Mare di Alessandro Baricco.
Ed è lì che io - io - alzo lo sguardo - io alzo lo sguardo - lo sguardo - è lì che alzo lo sguardo, lo vedo: il mare. Per la prima volta, dopo giorni e giorni, lo vedo davvero. E sento la sua voce immane e l’odore fortissimo e, dentro, la sua inarrestabile danza, onda infinita. Tutto sparisce e non rimane che lui, davanti a me, addosso me. Una rivelazione. Il mare. Sembrava uno spettatore, perfino silenzioso, perfino complice. Sembrava cornice, scenario, fondale. Ora lo guardo e capisco: il mare era tutto.
Nel dipinto di Géricault, tra i corpi sfiniti e disperati, una figura si erge in piedi, offrendo la schiena all'osservatore. È un simbolo di speranza e resistenza, mentre intorno a lui si consumano gli orrori della sopravvivenza estrema. L'artista cattura il momento prima della salvezza, quando il battello Argus ritrovò i pochi superstiti il 17 luglio 1816.
Visitando il Museo del Louvre a Parigi, dove il dipinto è esposto, ci si perde nella sua grandiosità. Non siamo solo spettatori, ma partecipi di quella disperazione, a un passo dalla perdita della lucidità.
Partendo da questa potente immagine, emerge la necessità di guardare oltre, di riscoprire la nostra capacità innata di essere visionari. Quando smettiamo di immaginare nuovi scenari, ci priviamo della possibilità di inventare il futuro. Siamo spesso così sommersi dalle attività quotidiane che non lasciamo spazio alla riflessione, al sogno.
Come scriveva Tommaso Moro nella sua "Utopia", l'immaginazione di una società ideale è il primo passo verso il cambiamento. La letteratura distopica, emersa significativamente nell'Ottocento, esprime ciò che siamo e ciò che potremmo diventare, spingendoci a trasformare il mondo.
Margaret Atwood sostiene che le storie ambientate nel futuro parlano in realtà del presente. Chi le scrive ha la capacità di vedere un po' più avanti degli altri, di immaginare possibilità nascoste.
Negli Stati Uniti, l'Institute for the Future aiuta organizzazioni e comunità a prepararsi al domani, monitorando cambiamenti in aree chiave come l'intelligenza artificiale, la cybersecurity, la digitalizzazione e la bioetica. Promuove la cultura dell'anticipazione, sviluppando scenari e analisi a lungo termine per affrontare shock sistemici e adattarsi ai cambiamenti.
Come ricorda Andrea Marcolongo ne "La misura eroica":
"La tua nave è progettata per resistere alle tempeste più di quanto lo sia tu, marinaio."
Ecco alcuni consigli per sbloccare la mente e allenare la tua capacità di immaginare:
Inizia a farti questa domanda almeno una volta al giorno. Ad esempio:
Questo semplice esercizio stimola la creatività e apre la mente a nuove possibilità.
Immagina scenari futuri che potrebbero influenzare la tua attività. Ad esempio:
Pianificare in anticipo ti rende più resiliente e pronto ad adattarti.
Questi esercizi rafforzano la sicurezza in te stessa, migliorano le capacità di problem solving e stimolano l'innovazione. Il futuro è inevitabile, ma immaginarlo ci aiuta ad averne meno paura e a trovare nuove strade dove prima vedevamo ostacoli insormontabili.
Per citare Rebecca Solnit in questa conclusione:
"Sperare significa essere incerti riguardo al futuro, flessibili nei confronti delle possibilità, dediti al cambiamento, dal più profondo del cuore."
Abbraccia la tua natura visionaria. Permettiti di immaginare, di sognare e di creare il futuro che desideri. Il mondo ha bisogno di menti aperte e cuori coraggiosi pronti a navigare verso nuovi orizzonti.
Per scrivere questa puntata di Connessioni, Visione, ringrazio “Oceano Mare” di Alessandro Baricco e “La Fortuna” di Valeria Parrella editi in Italia da Feltrinelli e poi, “La misura eroica” di Andrea Marcolongo edito in Italia da Mondadori, da cui sono tratte le citazioni dell’episodio. Un ringraziamento speciale va all’immenso lavoro di studio e analisi dell’Institute for the Future, che mi permette di essere sempre un po’ più avanti nel tempo. Con un piede nel futuro.
Se vuoi riscoprire la forza della tua visione Incanto è il percorso di marketing di 3 mesi che fa per te. Se invece vuoi riflettere sulla società, il futuro che ci attende e le sfide che affronteremo, la distopia del laboratorio di libroterapia umanistica Visionarie è il posto giusto.
Da bisogno a desiderio; da target a persona.
Scopri i punti di forza del tuo stile di marketing, diventa riconoscibile per essere indimenticabile. Rispondi al quiz gratuito e riceverai un piano d’azione per creare con gioia e passione un business fiorente.
Sono Alessia, digital strategist e facilitatrice in libroterapia umanistica. Mi occupo di strategie di comunicazione e marketing sostenibili per business al femminile. Dove al centro, ci sei tu.