15 Febbraio 2024

Perché leggere la distopia e affrontare paure vicine

La distopia per interpretare il presente.

La distopia – ce lo suggerisce la parola stessa – è l’esatto opposto dell’utopia. Utopia, dal greco u(non) e topos (luogo): Nessun luogo; Nessun dove.

Utopie che possiamo solo immaginare; distopie che abbiamo già avuto.

- Margaret Atwood

Nata dalla nostalgia di quell’Eden di cui hanno raccontato testi sacri e cantato poeti – come la sofferenza disperata di Paradiso Perduto di John Milton – il genere distopico trova le sue origini nel dopoguerra, quando il mondo intero è costretto ad affrontare orrori mai vissuti prima: i totalitarismi, l’industrializzazione e il capitalismo, il colonialismo, le epidemie, l’innovazione tecnologica, il razzismo, i genocidi.

La distopia racconta tutti gli -ismi del secolo breve, li trasporta amplificati in un futuro da cui pare inevitabile sottrarci e che, invece, può essere l’occasione perfetta per indagarne le possibili origini, cogliere segnali nel presente per scorgere tra le pieghe del futuro.

L’origine e lo sviluppo del genere distopico

Ho parlato di dopoguerra, ma dovrei fare un passo indietro. Durante il giugno del 1816, a villa Diodati in Svizzera prende vita la sfida letteraria che porterà alla nascita del genere horror.

Piercy B. Shelley e Mary Wollstonecraft Godwin – che solo successivamente diventerà sua moglie -, Lord Byron e John Polidori, si sfidano cimentandosi nella scrittura di romanzi gotici, ispirandosi a storie di fantasmi della tradizione popolare francese e tedesca. È da questa sfida che prenderà vita il romanzo Frankenstein, di Mary Shelley, capostipite della narrativa dell’orrore e precursore della fantascienza.

Mary Shelley non scrive solo quest’opera e con il suo L’ultimo uomo, darà origine al genere letterario della distopia con la narrazione di un’epidemia che ha annientato il genere umano.

Mary Shelley affronta il tema dell’hybris, della tracotanza dell’uomo che desidera sostituirsi a Dio e alle leggi etiche e morali. Ma non solo. La distopia è figlia diretta dell’Illuminismo, dell’utopia della realizzazione dell’uomo e della società perfetti, macchiato da una scia di violenza e sangue, ben lontano dall’Eden desiderato. Un tema ripreso da Herbert George Wells, che si trova a osservare l’industrializzazione, il proletariato e le sue richieste, l’avvento delle macchine e di uno sviluppo tecnologico mai visto prima. E sarà proprio su quest’onda che si svilupperà la distopia dei totalitarismi, racconta da George Orwell nel suo romanzo più famoso, 1984.

I temi della distopia

La distopia spazia su ampi temi: sociali, politici, scientifici, tecnologici. Possiamo suddividere il genere distopico in tre sotto sezioni:

  • la distopia politica
  • la distopia ambientale
  • la distopia tecnologica.

Nella distopia politica affrontiamo complessi temi sociali e culturali. I romanzi che appartengono a questa tipologia parlano di governi totalitari, di forte limitazione della libertà personale dell’individuo, della propaganda e dell’utilizzo manipolatorio dei mass media. Qui ci troviamo davanti alla discriminazione razziale e delle minoranze, all’immigrazione, ai temi del femminismo, alla disgregazione delle relazioni sociali ed emotive. Nella distopia politica affiorano anche i temi della guerra fredda e della propaganda militare. Il cuore centrale della distopia politica è quello del controllo sull’individuo e l’annientamento della libertà personale.

Nella distopia ambientale il protagonista indiscusso è il pianeta, con la drastica fine delle risorse disponibili. I temi della sovrappopolazione, delle epidemie, del riscaldamento globale e del nucleare sono ciò che caratterizza i romanzi di questo sottogenere. Il nucleo di queste storie è quello della visione antropocentrica del mondo e della sconsiderata razzia di risorse perpetrata dall’uomo ai danni del pianeta.

Nella distopia tecnologica il filo conduttore sono le scoperte scientifiche e tecnologiche, passando dalla biologia alla genetica, sino ad arrivare alle intelligenze artificiali. La domanda che serpeggia lungo questi romanzi è: che cosa è vita? Chi lo decide? L'uomo può sostituirsi a Dio?

Lo scopo della distopia

In this strange world who could tell what was vision and what was true? I came to know after, or I never could have made this record.

- Margaret Oliphant

La distopia spesso ci spaventa e angoscia perché tratta di temi molto vicini a noi, quasi contemporanei. Spesso ci sembra che ciò che racconta la distopia sia il nostro domani, senza via di fuga o sottrazione. La distopia ci atterrisce perché la possibilità che ciò che ci racconta si realizzi, ci sembra viva e molto vicina.

Se ci pensi, i problemi e i temi che stiamo affrontando in questo momento storico sono:

  • Disuguaglianza economica e flussi migratori
  • Aumento del potere e dell’influenza delle aziende sulla vita dei cittadini, in particolare le Big Tech
  • Disastri naturali e riscaldamento globale
  • Pandemie
  • Sorveglianza di massa dei cittadini
  • Cybersecurity e furti di identità online
  • Maggiore automazione dei lavori e l’avvento delle intelligenze artificiali
  • Crisi economica globale
  • Discriminazione razziale e violenza sulle donne
  • Una rinascita delle ideologie di estrema destra
  • Il nucleare
  • Instabilità politica del Medio Oriente
  • Nascita di nuovi movimenti religiosi

La distopia prende qualcosa che già esiste nella nostra società e ne amplifica l’effetto, portandolo all’estremizzazione. Semplicemente, la distopia risponde alla domanda “e se…?”, una riflessione potente, che apre scenari inaspettati e ci porta a indagare decine di futuri differenti, ma tutti realizzabili.

La narrativa distopica ci aiuta a pensare al futuro senza davvero viverlo ma osservandoci e domandandoci cosa faremmo noi, in un contesto simile. Chi saremmo? Cosa ne sarebbe del nostro lavoro? Che tipo di relazioni avremmo? Quali valori resterebbero inviolati?

La distopia ci suggerisce le alternative possibili per invertire la rotta degli eventi prima che sia troppo tardi per tornare indietro. Un genere perfetto per comprendere l’importanza della letteratura per indagare la nostra vita, la nostra società, il nostro presente e passato.

5 motivi per leggere romanzi distopici

Vivevamo di abitudini. Come tutti, la più parte del tempo. Qualsiasi cosa accade rientra sempre nelle abitudini. Anche questo, ora, è un vivere di abitudini. Vivevamo, come al solito, ignorando. Ignorare non è come non sapere, ti ci devi mettere di buona volontà.

- Margaret Atwood

Se la distopia può portarci all’angoscia, perché leggere questo genere letterario?

  • Per prevedere il futuro. O un’ipotesi del futuro (si spera). Ci permette di scorgere nel presente i segnali che hanno portato a quel futuro terribile. Com’è nato lo stato di Oceania, in 1984? Che cos’ha portato all’epidemia che ha annientato il genere umano in L’ultimo degli uomini di Margaret Atwood? Ogni distopia raccoglie e cattura istanti del presente e li proietta nel futuro peggiore. Scoprire da dove tutto nasce è avvincente, e ci porta a guardare alla nostra realtà con un’attenzione differente.
  • I protagonisti della distopia sono spesso persone comuni, che si trovano costrette a scegliere se tenere il capo chino o ribellarsi alla condizione in cui si trovano intrappolati. Non hanno superpoteri, e il loro dilemma è come tornare a vivere, non solo sopravvivere. In genere sono protagonisti che incarnano l’archetipo dell’Uomo e della Donna Comune prima di trasformarsi in Ribelli, Martiri o Eroi.
  • La distopia contemporanea – soprattutto quella Young Adult – è caratterizzata da una forte componente d’azione. La distopia più tradizionale, invece, è legata a un grande senso di claustrofobia, pessimismo, impotenza e nostalgia dei tempi passati.
  • La distopia ha una connotazione fortemente filosofica ed emotiva. Che cos’è etico e cosa morale? In un totalitarismo, che impatto ha la morale dello Stato contro quella del singolo? C’è sempre un’indagine molto forte tra mondo esterno – la società o ciò che ne resta – e il mondo interiore dell’essere umano, affrontando temi esistenzialisti molto profondi.
  • La distopia è molto realistica, perché i temi che tratta e spesso le ambientazioni in cui i personaggi si muovono, sono sulla soglia: un passo dopo il passato, un passo prima del futuro. Mai nel presente, in questo asse immaginario dove tutta la storia dell’umanità si abbatte feroce su un futuro senza speranza per noi.
  • La distopia tende a farci prendere posizione: quella con i ribelli, con i protagonisti che tentano qualsiasi cosa pur di sovvertire le regole del loro mondo. Ma noi, in quei contesti, siamo davvero certe che saremmo da quella parte della barricata? Ci piace pensarlo e crederlo, ma le circostanze dove ci porterebbero realmente?

4 classici della letteratura distopica da leggere per conoscerne i temi

Volevamo rendere il mondo un posto migliore. Migliore non significa mai migliore per tutti, significa sempre peggiore per alcuni.

- Margaret Atwood

Ho scelto quattro titoli da proporti che possono condurti attraverso l’esplorazione del vastissimo mondo della letteratura distopica, che spesso si intreccia con altri generi, come quello dell’orrore o prende declinazioni differenti, come nel caso dell’ucronia, dove un fatto storico viene ribaltato completamente.

  • Il racconto dell’ancella, di Margaret Atwood. In un presente dove il Congresso degli Stati Uniti viene preso d’assalto, si forma la Repubblica di Gilead, una teocrazia dove le donne non hanno più alcun diritto. Perché leggerlo? Perché è un futuro vicinissimo e non è solo un grande manifesto femminista, ma un manifesto che racconta come anche gli uomini siano vittime dei totalitarismi, ingranaggio di una grande, pericolosa, macchina disumana. Margaret Atwood ha dichiarato che, pensando a questo romanzo, si è domandata “a quale punto della storia tornerebbero gli Stati Uniti, se riavvolgessimo il nastro?”. E la risposta è stata Il racconto dell’ancella: una teocrazia ispirata alla società dei Padri Pellegrini.
  • Battle Royale, di Koushun Takami. Ambientato in una versione totalitaria del Giappone, ogni anno una classe di scuola media, selezionata in modo casuale, è costretta a prendere parte al Programma, un macabro gioco in cui gli studenti devono uccidersi l'un l'altro finché non rimane un solo vincitore. Precursore di The Hunger Games e romanzo cult di una generazione – la mia -, Battle Royale è stato uno dei romanzi più violenti che abbia mai letto. Perché leggerlo? Perché è un romanzo che parla di sottomissione, ubbidienza, conformismo, con un’attenzione all’estrema competitività. Feroce, violento, privo di scrupoli. Un inno alla sopravvivenza, ma a discapito di quali valori? Di quale umanità? Il libro è fuori catalogo, ma puoi cercarlo usato o in biblioteca.
  • La strada, di Cormac MaCarthy. Il mondo è ormai abitato solo da pochi sopravvissuti a causa di un evento che ha portato la popolazione alla decimazione. Padre e figlio si mettono in cammino lungo la strada alla disperata ricerca del sud e del suo mite clima, costretti alla fuga per non essere braccati dai banditi. Perché leggerlo? Perché McCarthy riesce a rendere vivo, disperato e struggente il rapporto tra due esseri umani che diventano l’uno il mondo dell’altro. L’uno l’unico motivo dell’altro per non lasciarsi andare alla morte Un inno alla vita e alla forza dei legami.
  • La svastica sul sole – L’uomo nell’alto castello, l’ucronia di Philip K. Dick. In un futuro dove la Seconda Guerra Mondiale è stata vinta dall’Asse. Uno strano libro, La cavalletta non si alzerà più, sembra passare di mano in mano. Un romanzo in cui la Seconda Guerra Mondiale è stata vinta dagli Alleati. La caccia al libro – e al suo autore, che si dice viva in un castello – è aperta. Perché leggerlo? Perché Dick ha scritto anche Ma gli androidi sognano pecore elettriche? Da cui è stato tratto il film Blade Runner. E perché è una delle distopie più interessanti che io abbia mai letto, con un’inquietante domanda che serpeggia nella nostra mente: e se fosse tutto un sogno?

Questo è solo l'inizio di un viaggio straordinario, quello che ho creato per Visionarie.

È il laboratorio di libroterapia umanistica che ti accompagna ad affrontare la distopia, i suoi mondi senza speranza, i suoi indomiti protagonisti. Per infonderti coraggio, per affrontare il presente con la certezza che possiamo fare la differenza, anche solo una goccia nel mare è pur sempre meglio di un niente, di un vuoto.

E poi, per questo laboratorio, ho preparato degli esercizi creativi carichi che ti faranno scoprire risorse interiori e valori, per te inaspettati. Se pensi che sia il tuo momento di affrontare questo viaggio nel futuro, ti aspetto in Visionarie.

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    Autore

    Alessia Savi

    Ciao, sono Alessia. Creo strategie di comunicazione e marketing sostenibili per business al femminile. Strategie piene di ispirazione e anima, perché al centro ci sei sempre tu, con la tua energia e personalità. Nel rispetto di te. Nel mio lavoro ascolto, faccio domande, scrivo storie digitali. E non solo. Il mio mantra è #essercimeglio. Quando non mi occupo di marketing scrivo romanzi, conduco laboratori di libroterapia, mi lascio travolgere dalla bellezza in qualche museo, corro tra i prati in compagnia di Argo. Ogni storia è basata su una Verità: la nostra verità. Le parole risuonano: facci caso.

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