"Non sono fatta per vendere": come fare marketing a modo tuo.
Creare un'identità professionale solida e autentica non è un facile. Spesso mi viene chiesto: "La tua identità professionale è stata frutto di un lungo lavoro o una splendida intuizione?" La mia risposta è sempre la stessa: è stato un perfetto equilibrio tra intuizione, ascolto e strategia.
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Sin dall'inizio del mio percorso come digital strategist e consulente di marketing per donne freelance, ho sempre desiderato creare qualcosa che andasse oltre il semplice lavoro. O sarei rimasta una dipendente per altri vent’anni della mia vita, arrivando a un’improbabile pensione. Volevo che la mia attività fosse uno strumento per fare la differenza, non solo per me, ma per le donne con cui lavoro e per il mondo che mi circonda. Il mio obiettivo è sempre stato quello di promuovere un marketing che mettesse al centro le persone. Che sapesse mettersi in ascolto dell’altro, dei suoi non detti e delle troppe parole, anche. Che portasse il valore della sostenibilità, di un buon equilibrio tra dentro fuori, per creare la buona vita che desideriamo.
Per me, creare un brand significa portare alla luce un messaggio di valore, che abbia un impatto concreto e duraturo sulla società in cui viviamo. Persona dopo persona. Questo ha guidato ogni mia decisione: dalle scelte strategiche alle collaborazioni che ho intrapreso dal 2017, quando ho capito che avrei dovuto prendere in mano le redini della mia vita.
La scintilla è scattata dopo un lutto in famiglia, quando mi sono domandata: ma io, cosa voglio lasciare dietro di me? So che può sembrare una domanda terribilmente angosciante sotto certi aspetti, ma la morte fa parte della natura di ogni essere vivente – e, per gli induisti, persino per gli déi – e penso che nella visione della realizzazione della nostra buona vita ci sia anche l’eredità che desideriamo trasmettere durante e dopo il nostro cammino.
Nel corso degli anni, ho imparato che la chiave per costruire un'identità professionale forte sta nella fedeltà ai propri valori. Nonostante il mercato spesso suggerisca direzioni diverse, la mia creatività mi ha permesso di restare fedele alla mia visione e di trovare sempre soluzioni innovative, aderenti e perfette per me.
La creatività non si limita solo alla fase di ideazione, ma è stata cruciale per affrontare le sfide quotidiane. Grazie a essa, sono riuscita a trasformare ostacoli in opportunità e a creare strategie di marketing che rispettassero la natura e il ritmo interiore delle donne con cui collaboro.
La creatività è un’immersione, anche dolorosa e complicata, frustrante molto spesso: perché la creatività non la si può governare, né attivare a comando. Possiamo solo nutrirla, dare un buono spazio in cui dimorare dentro di noi, darle tutto ciò che le serve per tenerla accesa. Imparare a stare nel disagio di quando le parole o le idee non arrivano. Dobbiamo essere pazienti, avere a cuore il processo anziché il risultato. Viviamo in una società che ci impone il “tutto e subito”, dove ci vengono offerti framework e metodi che semplificano il processo, ma che non possono sostituirlo.
La creatività è un potenziale infinito che ci permette di manifestare la nostra natura, a trovare soluzioni alle situazioni anche più critiche, a immaginare futuri ancora inesplorati. Nella creatività non importano mai né il come, né il contesto, né il cosa: importa quello che ci sta sotto, che muove quel flusso e lo spinge in una determinata direzione. Quando creiamo da quel nucleo centrale in cui siamo a contatto con la nostra essenza più pura, stiamo mettendo tutte noi stesse in ciò che stiamo facendo. Per questo ciò che facciamo, nel business e nel marketing, deve essere intriso di piacere, ardore, passione. Se ci applichiamo in qualcosa che ci appare inutile, ne verremo prosciugate e inaridite, perdendo di vista il nostro scopo.
Per avere un metodo e un approccio lavorativo unico, non mi sono limitata a una formazione tecnica, strettamente legata al mio settore, ma ho iniziato una ricerca personale che mi permettesse di avere uno sguardo sulla mia materia – e sul mondo – che fosse davvero mio, frutto di esperienze, studio e formazioni anche fuori dai percorsi più tradizionali. Ed ecco che la mia identità professionale – in cui mi piace dire che Alchimia della Parola non è solo un nickname, ma l’essenza di tutto ciò in cui credo: il potere trasformativo delle parole. E delle storie.
Ecco quindi ciò che ho introdotto nella identità professionale.
Con naturalezza, lavorando su ciò che amo, sui punti di forza della mia personalità, sulla mia esperienza, ho forgiato la mia identità professionale. L’identità e l’approccio per le quali vengo scelta dalle mie clienti: quello sguardo umanistico che, anno dopo anno, ha arricchito il mio percorso lavorativo.
Nonostante l'intuizione sia stata fondamentale per la creazione della mia identità professionale, ho sempre dato grande importanza anche alla ricerca di mercato. È stato attraverso l'osservazione attenta del panorama imprenditoriale che mi sono resa conto di un vuoto: mancava una voce che parlasse alle donne freelance con un approccio diverso, con un marketing che non facesse sentire le mie clienti delle impostore e delle fastidiose mosche, con tanto brusio da portare nel mondo e poca sostanza.
Molte donne che ho incontrato sentivano il bisogno di un supporto che non fosse solo strategico, ma anche umano, rispettoso dei loro tempi, della loro personalità, del loro modo di vedere il mondo. Questo vuoto mi ha dato l'opportunità di sviluppare un marketing che unisse strategia, sostenibilità e sorellanza, permettendomi di offrire un servizio unico e distintivo. Così, la mia unicità è emersa dall’alchimia di intuizione, ascolto e studio del mercato.
All’inizio, però, la mia idea era di sostenere con il mio lavoro di digital strategis il settore editoriale: autori, autrici, case editrici. Attraverso la ricerca di mercato, osservando quel pezzo di mercato – scoperto da una figura come la mia – mi sono resa conto che:
La ricerca di mercato è stata dunque essenziale, per me, per lavorare in modo ancora più profondo sui miei valori e la mia visione. E quel primo target, che avevo scelto di pancia e di cuore per la mia passione per la letteratura, non collimava con l’impatto che desideravo avere nel mondo. Non coincideva con il mio scopo né racchiudeva la manifestazione dei miei valori.
La ricerca di mercato non è solo un elemento strategico di osservazione, ma anche un aspetto essenziale per riportare lo sguardo dentro di noi e domandarci: chi sono, io? Come posso aiutare in modo concreto queste persone? Forse c’è un modo per avere un impatto ancora maggiore sulla società in cui vivo?
Per rispondere alla domanda iniziale: la mia identità professionale è stata una splendida intuizione che mi ha guidato, ma non avrei mai potuto raggiungere il mio obiettivo senza ascolto e strategia. Senza un piano di azione che mi aiutasse a fare le scelte giuste nella transizione da dipendente a freelance. E poi, da freelance a solopreneur. L'intuizione è stata il punto di partenza, ma è grazie alla pianificazione e all'ascolto delle esigenze delle mie clienti ideali che ho potuto costruire un'identità professionale autentica e di valore.
Se anche tu stai cercando di costruire la tua identità professionale e ti senti bloccata, ricorda che una strategia è sempre fatta al 50% di analisi e al 50% di intuito. E che quando scegli, quando agisci, testa, cuore e pancia devono sempre essere allineati.
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Sono Alessia, digital strategist e facilitatrice in libroterapia umanistica. Mi occupo di strategie di comunicazione e marketing sostenibili per business al femminile. Dove al centro, ci sei tu.